Non sono mai andata d’accordo con chi millanta di sapere che la vita è migliore se la si percorre in compagnia.
Spesso ho bisogno di stare da sola e attraversare la vita senza fare rumore, senza emettere un fremito, senza parlare e aspettare che il mondo lentamente si d
imentichi di me. Osservare lo scorrere del tempo e il modo in cui sovente lo perdiamo: dietro ad un cellulare, rincorrendo autobus o semplicemente perdendoci in conversazioni banali. Ho sempre amato prendermi del tempo, chiudere gli occhi, vagare nei musei per ore alla ricerca di qualcosa.
Non ho mai trovato nulla di male ad andare alle mostre in solitaria e ci vado molto spesso, ma ovviamente da brava gemelli, alterno questi attimi meditativi e silenziosi a una frenesia quasi intollerabile. A volte sento quindi il bisogno di parlare con qualcuno o almeno sentire di non essere abbandonata a me stessa.
Spinta dalla voglia di cercare un confronto con menti diverse ho provato muzing.
Al momento della registrazione ho dovuto seguire la noiosa procedura tipica di queste app e inserire alcuni dati personali obbligatori, una breve descrizione di me stessa e una foto.
L’app chiede poi, se siete già impegnati, se volete andare al museo solo per fare amicizia o se siete alla ricerca della vostra anima gemella. Arrivano poi le domande circa il vostro modus operandi nel visitare una mostra: se al museo preferite fermarvi su ogni singola opera, aggirarvi soffermandovi solo su quello che accende il vostro interesse, o seguire il ritmo della persona con cui siete.
Una volta finito tutto questo procedimento,esattamente come su Tinder, Muzing comincia a proporre profili di persone con interessi simili ai vostri e bisogna iniziare a fare una scrematura delle proposte (verso sinistra per scartarli, verso destra per accettarli).
Se due profili si accettano l’un l’arto allora posso iniziare a chattare.
Bene io ho seguito tutto il procedimento e ho iniziato a chattare con due ragazze. La prima, fin da subito non mi è piaciuta e ho chiuso il rapporto, con la seconda invece le conversazioni sono piacevoli e scorrono fluide e abbiamo deciso di vederci il 20 febbraio (vi terrò aggiornati).
Devo ammettere che lo slogan dell’app “Lovers and art lovers united” non mi dava fiducia, ne tantomeno il logo che, almeno a me, pare abbastanza esplicito.
Siccome però non mi piace fermarmi davanti ad un mio pregiudizio ho deciso di provarla e per ora mi trovo bene e sembra un ottimo modo per fare qualche amicizia. Il risultato sembra assicurato tanto che Muzing è già un successo a Parigi, Londra e New York.