Spesso quando si sente il cognome Rousseau si pensa al più famoso filosofo Jean-Jacques Rousseau, solo in un secondo momento si penserà ad Henri Rousseau: pittore poco conosciuto, che inizia a dedicarsi all’arte dai quarant’anni e da profano.
Henri Rousseau nasceva il 21 maggio del 1884 a Laval e vive un’infanzia ed una fanciullezza segnate dalla povertà.
Henri venne ribattezzato dall’amico Alfred Jarry “Le Douanier Rousseau”, “Il Doganiere”, perché impiegato del dazio della Prefettura della Senna dal 1871 al 1893. Il doganiere si dedica alla pittura ormai quarantenne ed espone per la prima volta al Salon des Indépendants nel 1886 grazie a Seurat.
Era un autodidatta e spesso i contemporanei lo definiscono: dilettante, istintivo incapace, senza prospettiva, proporzione. Ma il doganiere verrà amato per il suo modo ingenuo e il suo candore popolare e la sua pittura si affermerà presso i circoli letterari parigini. Veniva considerato un esempio di primitivismo moderno.
Nel 1905 Rousseau apre un salotto per amici e letterati e il suo biografo W.Uhde parla di queste serate dicendo: “le sue soirèe sono delle occasioni letterarie e filosofiche, ma si beveva sempre, si rideva molto e si giocava senza freni. Quando l’atmosfera si faceva quasi da baccanale, una donna e le sue quattro figlie usavano esibirsi in un elegante sortita, verso mezzanotte si era in mezzo ad un baccanale bello e buono. Rousseau in mezzo al caos suonicchiava il flauto davanti all enorme ritratto della moglie e ballonzolava con grandi lacrime dagli occhi”.
Il sogno è una delle sue opere più famose; tanto che Andrè Breton si immaginerà di portare quest’opera in un trionfo surrealista lungo le strade, come la madonna di Cimabue.
Apollinaire scrive: “sul divano dorme una donna tutta nuda. Tutt’intorno urge una vegetazione tropicale abitata da scimmie e uccelli del paradiso e, mentre passano tranquilli un leone e una leonessa, un negro – figura misteriosa – suona il flauto. Dal dipinto scaturisce bellezza, non c’è dubbio. Credo proprio che quest’anno nessuno oserà ridere”
So che ve lo state chiedendo: cosa centra un divano nella giungla? La riposta la diede lo stesso Rousseau in una lettera del 1 aprile 1910 al critico André Dupont:
La donna, assopita su un divano, sogna di essere trasportata nella foresta ascoltando il suono dello strumento suonato dall’incantatore dei serpenti, è cosi spiegata la presenza del canapè in questo quadro.
La donna nuda, rinvia all’Olimpia di Manet . Rousseau infatti, nel 1984 aveva ottenuto il permesso di dipingere e copiare quadri nelle gallerie statali di Parigi. Si reca spesso al Louvre dove ammira, l’Odalisca di Ingres e l’Olympia che si fronteggiavano.
Henri Rousseau ci porta in luoghi lontani ed esotici senza mai viaggiare.. ma questo all’epoca non lo sapeva quasi nessuno.
Insieme all’amico Apollinaire infatti, metterà in giro la leggenda secondo cui Rousseau fosse stato in Messico come soldato nella spedizione di Napoleone III contro Massimiliano del 1860. Questa leggenda verrà alimentata anche dagli amici e dal suo primo biografo, che racconta della bella voce di Rousseau quando narrava le sue storie messicane. Per oggi sappiamo che il Doganiere era agli antipodi della ricerca sul campo. Rousseau crea i suoi scenari restando a Parigi, viaggiando con la fantasia, diversamente da Gauguin, per esempio, che si reca prima in Bretagna e poi in Polinesia
“Rousseau non ha mai viaggiato oltre le vetrate del Jardin de plant”. Non viaggiò mai eppure guardando i suoi dipinti sembra che abbia visto tutto il mondo. Come faceva? Il pittore possedeva una fantasia fuori dal comune (era persino perseguitato un fantasma, al quale sparò ripetute volte), collezionava cartoline, ma la sua fonte primaria era il Jardin des Plantes di Parigi.
A lungo si è discusso e cercato di imprigionare Henri Rousseau all’interno di un movimento artistico, ma così come con Modigliani nessuno ci è riuscito. Henri è riuscito a trasformare la sua opera in un sogno meraviglioso senza mai uscire da Parigi.
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