Il 9 giugno ha riaperto la Pinacoteca di Brera e l’ingresso sarà gratuito per tutta l’estate.
Allettante, per cui mi sono immediatamente fiondata a visitarla per la milionesima volta e in questo articolo vi parlerò di come ho vissuto la riapertura e dei pro e contro di questa strana situazione.
Metto questo grande NO per primo.
Sono riuscita ad entrare alle 12.00 dopo aver prenotato l’ingresso dell 11.50.
E fin qua direte: “vabbè ma non ti lamentare per dieci minuti di ritardo”. Avete ragione. Entro, misuro la febbre, saluto le guardie, penso di iniziare finalmente il percorso e no. Altra fila.
La fila si ripete circa per tre stanze, poi le persone fortunatamente iniziano a sparpagliarsi.
Le prenotazioni si effettuano online ed hanno un numero molto limitato di posti.
Io sinceramente non ho avuto nessun problema, ma ho notato che alcuni ragazzi non erano riusciti a bloccare l’orario scelto. Ci tengo a sottolineare l’età perché nonna Beppina di fronte a me era tutta sorridente con la prenotazione stampata e si beffava del ragazzetto sventolando il suo foglio impeccabile :” Ah, i giovani d’oggi”. Nonna Beppina ha ragione, i giovani d’oggi non leggono e siamo abituati alle prenotazioni facili e veloci. Un branco di imbecilli insomma.
Il procedimento in effetti è lungo, ma non impossibile. IO CREDO IN NOI, POSSIAMO FARCELA.
Per prenotare dovete seguire questo link, scegliere la data, l’orario e poi si aprirà una pagina in cui dovrete inserire i dati di ciascun visitatore. Alla fine di tutto, vi arriverà una mail (all’indirizzo indicato durante la registrazione dei dati) in cui ci sarà scritto “ehi, hai tempo 30 minuti per confermare la prenotazione. clicca qui”. voi cliccate e fatto, arriva la mail definitiva con la conferma della prenotazione.
Le visite durano un massimo di un ora e mezza. La mia prenotazione era dalle 11.50 fino alle 13.20 e fin qui tutto okay.
Alle 13.10 arriva un messaggino sul cellulare in cui mi si ricorda che ho ancora dieci minuti di tempo per la visita, poi una mail. Okay, okay mi muovo, sono all’ultima stanza. Alle 13.20 precise inizia a suonare per tutto il museo una dolce campanella che con delicatezza riesce a catapultarti sino ai tempi del liceo, quando quella odiosa suonava come una pazza ricordandoti la morte imminente per l’interrogazione per la quale non avevi aperto libro. E quindi: ho salutato Giovanni Fattori con la promessa che sarei tornata presto e sono uscita con il cuore in gola e cercando di ricordarmi che no, non sono più al liceo e non avevo nessuna interrogazione.
Alcune sale sono state momentaneamente chiuse perché non idonee a garantire il distanziamento.
Per quanto questa possa essere lunga è molto comoda. Si evitano contatti inutili in questo periodo.
Non si dice mai abbastanza, i musei funzionano anche grazie a loro. Sono tutti disponibili e preparati. Il ragazzo che non era riuscito ad effettuare la prenotazione, (lo stesso che mi ha superato) è stato aiutato immediatamente da un personale corretto e gentile.
All’interno gli addetti sono attenti e gentili. Può capitare a tutti noi di fare dei passi falsi in questo periodo, bisogna ancora abituarsi a tutto e loro sono molto cortesi (a parte un signore che mi ha urlato di allontanarmi dalla mia amica, che mi ha fatto molta paura).
All’ingresso gli addetti all’accoglienza, indicano il dispenser di gel disinfettante e ti obbligano ad usarlo prima di entrare. Mossa giusta secondo me, perché molti potrebbero dimenticarsene. Siamo umani.
Niente da aggiungere, Pinacoteca + ingresso gratuito = andateci immediatamente e non fatevi scappare questa opportunità.
Le mascherine, le file e qualche persona antipatica si sopportano e la sofferenza svanirà non appena vi troverete immersi in tutta questa bellezza. Fidatevi di me.
Consiglio: andate con un amico per passare il tempo durante le prime tre attese.
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