Pittore della vita moderna bohémien, Federico Zandomeneghi (Venezia 1841 – Parigi 1917) è stato il maggior rappresentante della donna emancipata, rappresentata nella semplicità quotidiana dal rito della toilette alle passeggiate; dalla lettura alle serate mondane a teatro.
Zandomeneghi era figlio d’arte, ma a differenza della famiglia preferì la pittura alla scultura. Il nonno Luigi era stato grande amico di Antonio Canova e il padre Pietro, aveva realizzato il grandioso Monumento di Tiziano nella basilica dei Frari a Venezia.
Federico in un primo periodo, per non arruolarsi scappa tra Firenze e Venezia per poi ritrovarsi a Parigi ed innamorarsene follemente.
Zandomeneghi, De Nittis e Boldini furono tra i primi Italiens de Paris, ma Federico più di tutti seppe cogliere il fascino eterno di una città che cambia, le atmosfere uniche delle sue piazze, l’essenza della vita moderna.
La Parigi di Zandò, non è la città sfarzosa ed elegante dei ricchi borghesi rappresentata e celebrata nell’arte di De Nittis e Boldini. La sua, è la città dei vizi e dell’assenzio; la Parigi dei bohémienne, dei disadattati, dei diversi e di Montmartre. Tra Les Italiens presenti a Parigi, è stato l’unico ad aver partecipato direttamente alle mostre impressioniste dal 1879 al 1886; il critico d’arte Roberto Longhi lo ha riconosciuto come “l’unico degli italiani a poter essere inserito tra gli Impressionisti”. Zandomeneghi conobbe Renoir, Monet, Degas, Sisley diventando protagonista a tutti gli effetti della scena parigina, ma fra tutti strinse un fortissimo legame con Toulouse-Lautrec e la sua modella Suzanne Valadon, qui rappresentati in un suo dipinto al Café de la Nouvelle-Athènes .
Il quotidiano, la vita di tutti i giorni che scorre inesorabile, le toilettes, gli elaborati cappelli, i gesti tipici della moda occupano un posto di rilievo nella sua produzione, e a questo filone appartengono le sue opere più celebri.
L’artista con il quale legò più di tutti, forse perché erano entrambi burberi e solitari, è stato Edgar Degas.
Dalla pittura dell’amico, Zandò riprende temi legati alla città e agli ambienti domestici. Adotta, inoltre l’uso del colore a pastello, più facile e che gli permette di fissare velocemente sulla tela, le fisionomie, i gesti e il fascino della Belle Époque. Dagli impressionisti, e soprattutto da Degas, riprende la composizione e il particolare taglio fotografico delle immagini, in cui la figura principale viene spostata quasi ai margini della tela.
Il caldo cromatismo veneto e la tavola di colori vivaci rimarrà una caratteristica specifica dell’artista italiano che si caratterizza proprio per la varietà e vivacità in confronto all’uso tonale terroso di Degas e Renoir.
Come spesso accade ancora oggi, per essere capiti non si può rimanere in Italia. Nella sua terra, infatti Zandò non ottenne nessun riconoscimento. Ad una mostra personale alla Biennale di Venezia nel 1914, la sua opera venne ritenuta troppo moderna e non venne mai amata.
Il 31 dicembre 1917 Zandomeneghi venne ritrovato morto ai piedi del letto, pochi mesi dopo il suo caro amico Degas.
Dopo la morte il suo studio è stato smantellato e le opere messe all’asta per pochi soldi.
Federico Zandomeneghi è stato un pittore dal grande talento. Ha mescolato la tradizione italiana con la folle modernità parigina e oggi è ingiustamente dimenticato o poco apprezzato. Non ha niente da invidiare ai colleghi francesi, ricordiamolo e diamogli il valore che merita .
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