“Dimenticate Troia, gli scenari di guerra, i duelli, il sangue, la morte. Dimenticate la violenza e le stragi, la crudeltà e l’orrore.” Dice l’autrice, Madeline Miller, nel descrivere il romanzo.
Devo confessarti una cosa: ho procrastinato per settimane la stesura di questa recensione. Non avevo niente da aggiungere, niente da dire. L’ho vissuto come la fine di una bellissima relazione, di quelle che, nonostante tutto, non possono continuare. Di quelle che ti lasciano dietro un dolce ricordo, solo tuo, che fatichi a condividere.
Allora, mi sono comportata come con le relazioni finite: ho metabolizzato, aspettato, assaporato i ricordi e ora mi sento pronta a parlarne.
La canzone di Achille, ha come protagonista un personaggio secondario dell’Iliade: Patroclo, “il migliore tra gli uomini“ e tutto il romanzo è raccontato proprio da lui. Il lettore viene catapultato nella vita di un principe, un bambino bruttino, goffo e non amato. Un bambino che viene presto esiliato dal padre e sarà costretto a vivere nel regno di Ftia, dove regna Peleo, padre di Achille.
La Miller ci accompagna delicatamente in un viaggio che non conosce limiti e confini, in un amore fatale e a volte crudele tra due compagni d’armi. Achille, figlio di una ninfa terrificante e fredda come le acque da cui arriva. La più bella tra le Nereidi, della quale Zeus si innamorò, ma secondo una profezia era destinata a dare alla luce un figlio che sarebbe divenuto più potente, intelligente ed ambizioso del padre. Allora Zeus, che di ammazzare padri se ne intendeva, rinuncia a possederla e la da in sposa ad un mortale: Peleo.
Achille era un semidio, cresciuto tra i mortali ed era bellissimo, poteva avere chiunque al proprio fianco e scelse lui. Patroclo. Un bambino, che nel corso dell’opera diventa uomo, il migliore tra tutti, il più sensibile, arguto e buono; e sicuramente il più innamorato di Achille.
L’amore omosessuale, nell’Antica Grecia, non solo era lecito, ma era pratica comune. L’Iliade prolifera di eroi con un amante maschile e non fa difetto la figura del protagonista ellenico, Achille, teneramente innamorato del suo Patroclo. Achille è irruento, impetuoso, aggressivo e sanguigno, Patroclo invece è dolce e buono. Seppure si tratti di un personaggio secondario, molti personaggi dell’Iliade lo amano, come Briseide, che lo definisce “sempre dolce”, e persino i suoi cavalli lo piangono, perché per loro fu un bravo auriga. Un episodio che evidenzia la gentilezza di Patroclo è quello descritto nel libro XVI (versi 1-100), in cui corre in lacrime da Achille, dicendo che molti Achei stanno morendo in battaglia e altri sono feriti, preoccupandosi e disperandosi per la sorte dei suoi compagni.
Il romanzo non è solo una storia d’amore, non è il classico romanzo melenso, ma possiede una trama fitta di intrighi, tradimenti e guerre. Dobbiamo ricordarci che gran parte del romanzo si sviluppa nei dieci anni della guerra di Troia ed è impossibile non ritrovare tra le pagine la barbarie della battaglia.
La canzone di Achille, mi ha lasciato una baraonda di sentimenti contrastanti. Ho amato e odiato Achille insieme a Patroclo. Ho pregato un Dio diverso insieme a Briseide, (schiava e prigioniera dei Greci e amica del protagonista) ho tifato per lei, ho odiato ancora Achille tramite lei. Sono stata Achille, ho vissuto sulla mia stessa pelle i suoi moti d’animo, ho sentito l’incertezza, la fugacità della vita, la rabbia, la gloria. Ma ero anche Ettore, devota come lui, sicura e impaurita di fronte al destino e soprattutto, ho camminato stancamente come Priamo (padre di Ettore), alla fine del romanzo e ho sperato. Cosa, non ve lo dico, ma ho sperato.
Il romanzo della Miller è per tutte le età, sia che abbiate letto l’Iliade o no. Fatevi cullare dalla brezza estiva sotto l’ombrellone in spiaggia o in montagna. Ovunque siate. Prendetevi del tempo per questo libro, perché se lo merita. Davvero.
Aveva davvero pensato che non lo avrei riconosciuto? Lo riconoscerei anche solo dal tocco, dal profumo, lo riconoscerei anche se fossi cieco, dal modo in cui respira, da come i suoi piedi sferzano la terra. Lo riconoscerei anche nella morte, anche alla fine del mondo
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Buona lettura amici, e vi auguro una riposante e felice estate, ce lo meritiamo.
Io starò nella rovente Milano fino alla fine di settembre, pensatemi!
P.s.
Sono reduce dai blocchi inferti da Instagram, ma ci tengo a ringraziarvi anche qui per il calore e l’affetto che mi state mandando. Siete un grande cuore. Grazie.
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