La disgrazia avvenuta a Pompei quel 24 ottobre del 79 d.c ha fatto si che a noi, uomini del futuro, arrivasse una perfetta fotografia di una città in fermento. Di vite interrotte in un piccolissimo istante, fermate per sempre nel tempo. Spesso lo dimentichiamo, ma non si tratta di una necropoli, era una città brulicante di vita.
E ciò che più mi lascia senza parole è scoprire che la vita di 2000 anni fa, non era poi così diversa da quella dell’Italia di oggi.
Il fast food
Sicuramente avrete sentito la notizia che ha iniziato a circolare qualche giorno fa sul ritrovamento nel periodo pasquale del primo Termopolio intatto.
E qui caschiamo dagli allori perchè molte testate giornalistiche non solo hanno scritto ” IL PRIMO TERMOPOLIO DEL MONDOOOO!!***!*!” , ma anche che il ritrovamento è stato fatto a Natale. Eh no, noi comuni mortali lo abbiamo scoperto a Natale 2020, ma gli archeologi hanno fatto la scoperta e iniziato a studiare il tutto dal periodo pasquale. E’ un lavoro lungo e difficile quello dell’archeologo. Lavoro che richiede mesi, a volte anni, strade sbagliate, idee, intuizioni di molte menti illuminate e studiate. Un lavoro bellissimo e complesso e non veloce e lastricato di sangue come quello di Indiana Jones.
Ma torniamo a noi, il Termopolio, (detto in soldoni) è il progenitore del banco da street food.
Una tavola calda del tempo in cui venivano servite bevande e cibi caldi, ed era un luogo molto diffuso in epoca romana. Queste strutture permettevano (soprattutto ai piu poveri o ai gladiatori, che non avevano una cucina in casa) di consumare pasti caldi grazie alla loro conservazione in grandi giare incassate nel bancone.
Di questi street food, solamente a Pompei ne sono stati contati circa un’ottantina ed è la prova di quando spesso si mangiasse fuori casa.
Il Termopolio era dunque una rivendita di cibi pronti e caldi affacciata direttamente sulla strada, esattamente come l’odierno street food. I romani però hanno anticipato di circa 2000 anni le grandi catene americane.
Ciò che ha colpito più di tutto è stato però, il ritrovamento di tracce degli alimenti venduti e gli studiosi del Parco archeologico di Pompei stanno analizzando il materiale per verificare quanto questa scoperta possa ampliare le conoscenze sulle abitudini alimentari di età romana.
Frammenti ossei
All’interno dei recipienti sono stati ritrovati frammenti ossei di alcuni animali affrescati sul bancone. Come le due anatre germane esposte a testa in giù, pronte per essere preparate e consumate, un gallo e un cane al guinzaglio, quasi un monito alla maniera del famoso Cave Canem. Valeria Amoretti, funzionario antropologo del Parco, ha annunciato «Le prime analisi confermano come le pitture sul bancone rappresentino, almeno in parte, i cibi e le bevande effettivamente venduti all’interno del termopolio: tra i dipinti del bancone sono raffigurate due anatre germane, e in effetti un frammento osseo di anatra è stato rinvenuto all’interno di uno dei contenitori, insieme a suino, caprovini (ovvero capre e pecore, ndr), pesce e lumache di terra, testimoniando la grande varietà di prodotti di origine animale utilizzati per la preparazione delle pietanze».
Insulti e graffiti
Sulla cornice che racchiude la figura del cane si può leggere “Nicia cinede cacato“. Ovvero” Nicia (probabilmente un uomo proveniente della grecia) cacatore, invertito”; gli studiosi presumono che si trattasse quindi di un graffito omofobo scritto per prendere in giro il proprietario del Termopolio o di un dipendente che lavorasse al suo interno.
Ma non finisce qui. Sembra che gli scherzi e i vari modi di schernire utilizzati dai ragazzini del 79 d.c non fossero poi così diversi da quelli di oggi. Non mi stupirei se vicino ad un falletto trovassi “scemo chi legge” o altro.
Nella parete di ingresso della casa del Giardino sono stati trovati due graffiti incisi.
“Leporis Fellas” e “Lucius Cunnilingus“, due invettive rispettivamente verso una donna e un uomo. Traducendo le due brevi frasi dal latino infatti si capisce perfettamente la natura dello scherno: la dedizione al sesso orale. Nella prima frase, riferita ad una donna di nome Leporis (leprotta/ leprottina) si attribuisce una consuetudine nei rapporti orali con uomini; nella seconda il riferimento è invece a un uomo di nome Lucius, cui si attribuisce una predisposizione nel rapporto orale con un partner femminile.
Le sorprese, però, sono destinate a continuare perchè quando si entra nell’atrio della casa, le mura sono piene di graffiti, disegni e caricature come quella di un uomo calvo e dal naso molto importate, forse il padrone di casa.
Pompei, si è fermata inesorabilmente in un fremito di vita, a quel 24 ottobre del 79 d.C di cui abbiamo una perfetta fotografia. Una vita che tra scherzi, abitudini alimentari, graffiti, insulti, non era poi cosi diversa da quella che viviamo noi ora.