Categories: Storia dell'arte

Il gatto nell’arte

Animali strani, i gatti. Un mix di dolcezza e puffosaggine e il male allo stato puro.

Si, già vi immagino, amanti dei mici, con il vostro quadrupede in braccio che ovviamente è “il gatto più bello del mondo” (lo credete davvero?), scuotendo la testa in segno di amara disapprovazione mentre leggete questo articolo.

Balle! In fondo lo sapete benissimo anche voi che sono dei pazzi psicopatici, ma ogni scarrafone è bello a mamma sua no?! Devo forse ricordarvi che il felino più feroce e sanguinario del mondo è questo adorabile gattino?

Agisce circa ogni 50 minuti e nel 60% delle occasioni ha la meglio sulla sua preda. Nel confronto, il leone ne esce perdente siccome uccide solo una preda su cinque. Una preda più grande, certo, ma pur sempre una sola.

Il leone, rispetto al gatto dai piedi neri è un rincoglionito. Si.

Forse avrete ormai capito quanto il mio rapporto con i felini sia strano, ma vengo da una relazione duratura con un adorabile cagnolino e l’approccio al gatto per me è stato difficile, soprattutto perché niente di tuto ciò che si legge online corrisponde a realtà.

Innanzitutto, mi era stato assicurato come i gatti non siano poi così tanto coccoloni. E invece no, è una balla pazzesca, ti stanno appiccicati per ore intere (quando decidono loro, sia chiaro, e sempre quando sei di fretta). Ego-riferiti.

Poi che i gatti siano puliti ho ancora dei grandi dubbi, perché con la stessa lingua con la quale si fanno il bidet, poi si puliscono il pelo e si rotolano nelle lenzuola pulite. E noi stupidi umani rincoglioniti cadiamo sempre in questo tranello vecchio come il mondo.

Si, anche i cani sono sporchi, ma loro sono sinceri. Il cane si presenta da te, con il suo alito fetente e il suo pelo sudicio e tu, umano, decidi di fregartene. Il gatto si pulisce tutto con la sua saliva MAGICA e poi si rotola sui panni appena stesi per profumare. È tutto un grandissimo inganno.

Potrei stilare una lista infinita sulle menzogne che mi sono state raccontate riguardo i gatti, ma non sarà questo il giorno.

Oggi è il loro giorno, la loro festa e dobbiamo amarli e servirli. Come facciamo sempre d’altronde e come hanno fatto tantissimi artisti, affascinati e stregati da questo particolare quadrupede.


I gatti più viziati del mondo

Il signor Johnson, estenuato dalla passione della moglie, convocò un famoso pittore di cavalli perché ritraesse alcuni degli innamorati della signora Johnson.

Carl Kahler, Gli amanti di mia moglie, 1891

Nella sua residenza in California, la signora Kate Birdsall Johnson ospitava 350 gatti (TRECENTOCINQUANTA!), curati da un’apposita squadra di camerieri. Sul finire dell’Ottocento contattò Carl Kahler, che per tre anni non avrebbe avuto altro da fare che ritrarre i viziatissimi felini. Fu il primo dipinto felino di Kahler, che comunque sa la cavò bene. Per questo quadro furono scelti 42 esemplari, “i più amati”, con al centro Sultano, il preferito e più servito fra tutti gli altri. Il titolo fu una creazione di Mr Johnson, probabilmente estenuato dalla passione della moglie. Lei, li amava talmente tanto da lasciare nel testamento 500 mila dollari ai suoi gatti per garantire loro cure perpetue e ogni comfort.


Quando gli angeli fanno paura

Lorenzo Lotto, Annunciazione di Recanati, Museo Civico di Villa Colloredo Mels, Recanati

Nell’annunciazione di Lorenzo Lotto, nonostante l’occasione, la scena è svolta in un interno come tanti. Una casa spoglia con un immancabile gattino in fuga, spaventato dalla vista dell’arcangelo. Scappa perchè , come Maria, è spaventato dalla fugace apparizione, o perché è rappresentazione del demonio in terra? Non lo sapremo mai.


Il gatto più famoso di Parigi

T.A.STEINLEN, Tournée di Chat Noir, 1896, litografia a colori, 40 x 62 cm, Amsterdam, Museo Van Gogh

Chi non conosce “Tournée du Chat Noir”? Era uno dei più celebri manifesti dell’Ottocento dedicato all’omonimo café parigino. Theophile Alexandre Steinlen è l’autore di questa bellissima litografia. Uno degli artisti bohemien di Montmartre e grandissimo frequentatore di caffè, dove ebbe modo di conoscere Emile Zolà.

Steinlen si fece interprete di tutti quei disagi che affliggevano la società operaia, e grazie a questo riuscì a raggiungere un grandissimo successo. Era ricercatissimo per le illustrazioni, molte delle quali vennero dedicate ad uno dei suoi soggetti più amati: i gatti.


Un gatto nero di nome Olympia

Daumier, in una litografia prese in giro l’Olympia di Manet ritraendo due spettatori sconvolti di fronte alla tela del pittore esporta al Salon ufficiale del 1863. Si chiedono:  “ma perché diavolo questa grossa donna rossa di capelli in camicia, si chiamerà Olympia, amico mio?”

Risposta dell’amico: “ puo essere la gatta nera che si chiama Olympia.”.

Olympia, E.Manet, 1863

Questo perchè per una donna era un nome molto sconveniente e che sottolineava il lavoro che ella svolgeva: la prostituta.

Ciò che sconvolse, tra le molte cose, fu proprio quel gatto. I contemporanei si chiedono perchè sia così tanto spaventato e non tranquillo e pacifico come il cagnolino della Venere di Tiziano. Il gatto è terrorizzato perché non riconosce l’uomo che sta entrando nella stanza. Un altro indizio che fa capire che si tratti di una prostituta.


Che li si ami o li si odi, è indubbio il fascino esercitato da questi elegantissimi felini, che hanno stregato il cuore di tantissimi artisti. È una figura presente fin dall’antichità grazie alla vicinanza del felino all’umanità e al simbolismo misterioso che da sempre lo accompagna.

Si, i gatti sono un po’ stronzetti e combina guai, ma come si fa a non provare un certo rispetto per loro?! Sono capaci di abbindolare l’essere umano e soggiogarne la mente. Puoi far finta di essere una persone indipendente, ma se convivi con un micio saprai bene chi in casa porta i pantaloni.

Peace.

Francesca Anita Gigli

Divulgatrice culturale e collaboratrice di Finestre sull'Arte, ho creato Likeitalians nel 2020 per rendere la cultura alla portata di tutti. Sono una studentessa di Storia dell'arte, di quelle che non si prendono troppo sul serio. Leggo libri, scalo montagne, parlo di arte e di culture con spensieratezza. Sono una vagabonda e la nonna da piccola mi chiamava zingara, forse ci ha azzeccato prima di tutti.

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