Se state preparando un viaggio alla scoperta dell’Antico Egitto senza uscire dall’Italia, allora il Museo egizio di Torino è ciò che fa per voi, anche perchè come disse Jean-Francois Champhollion nel 1824:
La strada per Menfi e Tebe passa da Torino
Al Museo Egizio si può ammirare la più grande e importante raccolta di collezioni e reperti della civiltà egizia, seconda solo a quella del Cairo. Visitare il museo è un’esperienza indimenticabile e uno straordinario viaggio in un continuo mescolarsi tra passato e presente, grazie anche alla capacità di continuo rinnovamento dimostrata negli anni.
Le tre ore trascorse in questo angolo di mondo hanno iniziato a farsi sentire solo tramite i fastidiosi acciacchi fisici che credo abbiano il nome scientifico di “mal di schiena da museo”, ma la storia che si respira tra queste mura è talmente avvolgente da non farti fare troppo caso alla vecchiaia che avanza.
Il Museo Egizio conserva le tracce di questo passato grandioso, valorizzandone l’eredità tappa dopo tappa.
Iniziamo il nostro breve tour con tutti i consigli per la visita.
Il museo di Torino è il più antico museo al mondo che tratta di questa misteriosa cultura al di fuori dell’Egitto.
A partire dalla sua fondazione (1824), il Museo Egizio ha avuto sede nel palazzo denominato “Collegio dei Nobili”, costruito su disegno di Michelangelo Garove dal 1679, in cui furono esposte le prime antichità. L’edificio fu presto ampliato e adeguato alla nuova destinazione d’uso nella seconda metà dell’800. Già nel 1832 aprì al pubblico e non venne mai chiuso, se non durante la seconda guerra mondiale.
Nel giugno del 1940, a causa della guerra, si affronta per la prima volta il problema della sicurezza dei reperti. Inizialmente le antichità vennero mantenute all’interno dell’edificio, coprendo le grandi statue con pesanti armature in legno ricoperte di sabbia, mentre i pezzi trasportabili avrebbero trovato dimora nei sotterranei. Questa scelta, però non era appoggiata dall’allora direttore Giulio Farina, che suggeriva di allontanare tutta la collezione dall’edificio.
Nel 1941, i finestrini del museo vengono irrobustiti da pesanti tavole di legno e ai dipendenti si iniziano a distribuire maschere antigas. Qui, il direttore, prende in mano le redini, inviando un toccante telegramma al ministro Bottai a Roma che, dopo poche ore, autorizza il trasferimento delle opere per la messa in sicurezza. Appena sei giorni dopo, uno spezzone incendiario cade sul palazzo, provocando danni importanti ad una sala.
Attualmente, il Museo conserva una collezione di circa 40.000 reperti; di cui 3.300 oggetti sono esposti nelle sale museali e circa12.000 nelle Gallerie della Cultura Materiale. I reperti sono dislocati in uno spazio visitabile di 12.000 mq, disposti su 4 piani. Le sale sono ora dotate di un sofisticato impianto di controllo igrotermico.
Di seguito troverete una brevissima lista di ciò che non dovreste farvi sfuggire al Museo Egizio, anche se devo ammettere che sia stato davvero arduo stilare un elenco così umile e spoglio. Mentirei se non dicessi che fremo dalla voglia di parlarvi di ogni singolo reperto. Ogni opera in questo museo ha una storia antichissima, fatta di silenzi, sangue, amori, sogni; e vale la pena assaporarle tutte, dando a ciascuna il tempo che desidera per farsi scoprire da noi, umili viaggiatori errabondi.
Una delle sale, che più di tutte mi ha rapita, è la sala dei re, che racchiude capolavori antichissimi. La stanza è stata progettata da un importante scenografo: Dante Ferretti.
Il fantasiosissimo signor Ferretti ha voluto riprodurre la strana sensazione che si prova in un luogo raccolto, al cospetto degli dei. Tutto tramite particolari giochi di luce e ombre aventi il particolare compito di obnubilare le menti e sfocare i pensieri.
La scoperta del papiro è attribuita a Bernardino Drovetti, avvocato ed esploratore, che amava saccheggiare le tombe per arricchire la sua collezione personale. La particolarità di questo pezzo di grande valore è la tematica erotica: il documento mostra vari incontri amorosi tra un uomo e una donna, arricchiti da testi come nei fumetti di oggi.
Proprio a causa di queste vignette, in epoca vittoriana, l’opera è stata nascosta al pubblico perchè troppo scandalosa. Questa, però è da ritenersi una scoperta importante che ci dà modo di esplorare il concetto di intimità in un popolo vissuto 5.000 anni fa che ancora esercita su di noi il grande fascino dell’ignoto.
Erodoto raccontava di come gli egiziani fossero l’unico popolo a rispettare il divieto di avere rapporti sessuali nei templi. Questo, ci ha sempre fatto immaginare gli egizi come un popolo ricolmo di tabù in materia sessuale, donando loro una visione più olistica e onirica.
Il papiro erotico dimostra però l’assurdità di questi pensieri, mostrando una serie di rapporti sessuali tra uno stempiato contadino e una donna e questo ci regala un’immagine degli egizi totalmente diversa.
Eravamo infatti abituati a vedere questo popolo come esoterico e dedito a riti misteriosi. Quando pensiamo agli egizi, la prima immagine che solitamente balza alla mente è la morte, ma in realtà si è sempre trattato di un popolo inebriato dalla vita e che amava divertirsi, come dimostra la prima parte satirica del papiro.
Inoltre nella loro storia la donna è considerata molto importante: abbiamo donne che gestiscono il regno in quanto regine madri o donne faraone loro stesse. Al di là della posizione di potere ricoperta, ciò che è interessante, è scoprire che le donne avessero una serie di diritti e libertà inconcepibili in un mondo come quello greco.
Le donne ereditavano, potevano fare testamento, gestivano autonomamente il loro patrimonio, potevano divorziare e vivevano un’intensissima vita sociale, ma soprattutto ricevevano un’istruzione e potevano partecipare alle scuole del palazzo e dei santuari e l’istruzione è ciò che da sempre, consente alle donne di avere una vita migliore. Ma come il papiro erotico-satirico dimostra, anche in materia sessuale, l’Egitto vantava una libertà che dava molto spazio alle donne.
Mentre percorrevo le grandi sale del museo egizio di Torino sono stata attirata da una bambina in furiosa lite con il papà che si rifiutava di prenderla in braccio per farle vedere una terrificante mummia. Con il mio metro e un tappo di altezza, mi sono sentita importante perché non avevo bisogno di nessuno che mi sollevasse per guardare quello spettacolo della natura che ha catturato in modo quasi voyeuristico la mia mente.
Si tratta del reperto più antico del museo: una mummia di uomo adulto che risale all’epoca Predinastica ( 3500 a.C), mummificata naturalmente. La mummia, esposta insieme al suo corredo, si trova in posizione fetale all’interno di una vasca ovale, che riproduce era la forma tradizionale della fossa in cui veniva deposto il defunto.
Gli egiziani si resero conto che grazie al nitro presente nella sabbia, i corpi iniziavano a disidratarsi naturalmente. da li in poi impararono a fare le mummie: sviscerandole, togliendo la materia celebre e avvolgendo il corpo nel lino.
Al’interno del museo si trova un vero e proprio tempio risalente all’epoca del faraone Thutmose III, vissuto introno al 1450 a.c.
Questo, era il tempio rupestre più antico della Nubia , e alla fine degli anni ’60 la zona fu allagata a causa della costruzione di una diga e tutti i monumenti che sorgevano in quell’area sono stati salvati o trasferiti. L’Italia contributi in maniera decisiva a questo salvataggio colossale e in segno di riconoscenza, l’Egitto ha fatto dono al Museo Egizio di Torino, di questo piccolo tempio.
Nei primi anni 2000 si registrarono diversi casi di bambini colpiti da malessere e intossicazioni durante la visita al Museo Egizio di Torino. Da qui sono partite false credenze e leggende relative alla maledizione del faraone, ma si scoprì presto che i malori furono dovuti a un particolare tipo di solvente utilizzato per la pulizia delle teche.
Nella prima sala del Museo Egizio di Torino si incorre nel mistico libro dei Morti: un vero e proprio libretto di istruzioni per guidare il defunto nell’aldilà.
Il libro dei Morti è un lunghissimo papiro risalente al 332-320 a. C. ed è il più dettagliato e completo mai stato ritrovato, è lungo 864 cm e la sua esposizione occupa l’intera parete.
Esso veniva sepolto insieme al defunto, oppure disegnato all’interno del sarcofago, così da non permettere all’anima di vagare nell’aldilà senza istruzioni o aiuto alcuno.
Per la cultura egizia la morte era solo un passaggio per arrivare alla vita vera, quella eterna nel Regno di Osiride e per questo il papiro veniva chiamato in realtà: “Libro per uscire alla luce del giorno”. Per raggiungere il Duat ovvero il mondo dei morti, il defunto doveva superare delle prove, avvalendosi delle formule magico religiose contenute nel prezioso manoscritto.
ORARI:
Lunedì 9.00 – 14.00; Martedì-Domenica 9.00-18.30
PREZZI:
Intero 12 € ; Ridotto studenti 2€;
È il tuo compleanno? Entri gratis
Visita con egittologo: 7€ a persona + il prezzo del biglietto
ACCESSIBILITÀ:
Il Museo Egizio prevede percorsi e laboratori specifici per soddisfare bisogni speciali. Per avere ulteriori informazioni e organizzare un percorso di visita speciale, telefonate al numero 011 4406903 o inviate una mail a info@museitorino.it.
PRENOTAZIONE:
Obbligatoria in seguito alle norme vigenti (maggio 2021)
BIGLIETTI:
Pagina web ; prenotazione telefonica per gruppi e scuole:+39 011.4406903
COME RAGGIUNGERE IL MUSEO:
Dalla stazione Porta Nuova
A piedi (dai che camminare fa bene): Prendi via Lagrange, che diventa via Accademia delle Scienze e basta. Sei arrivato al museo in 10 minuti, max 15 (promesso).
LIKEI-VOTO:
9/10
Ho un debole per il Museo Egizio di Torino da sempre e dopo il recente rimodernamento lo amo ancora di più.
Ho sentito lamentele riguardo la scarsa sostanziosità delle didascalie ed è vero, ma viene in nostro soccorso il fornitissimo canale YouTube del museo che funge da preziosa audio-guida.
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