Dimenticatevi delle scarpe da trekking e degli zaini pesanti. La Valchiavenna non è solo passeggiate con viste mozzafiato, ma anche un luogo brulicante di storie e arte. Tempo fa guardavo alla montagna con sospetto e pensavo che oltre a graziose passeggiate e qualche chiesa non ci fosse poi molto. Ecco, chissà quanti storici dell’arte ha ucciso questa mia odiosa supposizione, ma ne ero davvero convinta. Dopo anni di questo errante vagabondare nel mondo, ho scoperto quanto mi sbagliassi, soprattutto dopo aver conosciuto il palazzo Vertemate Franchi.
La Pompei delle Alpi
Nel XVII secolo, Piuro era considerato un passaggio fondamentale per il commercio tra Nord e Sud Europa e grazie alla sua strategica posizione aveva sviluppato una fiorentissima attività commerciale. Nel 1600 il paese era conosciuto soprattutto per la produzione di pentole in pietra ollare (pietra tipica della zona che mantiene un calore uniforme, se scaldata). Dopo alcuni giorni di pioggia, il 4 settembre 1618, dal versante settentrionale del Montaccio si staccò un’enorme frana che seppellì quasi interamente il borgo con i suoi 1200 abitanti. Fortunato Sprecher, all’epoca Commissario grigione a Chiavenna, il giorno dopo l’evento scrisse: “nessuno è sopravvissuto, che si sappia, tranne l’oste della Corona Francesco Fumo e il muratore Simon Ramada che erano a Roveno in un erotto; una vecchia donna con due bambini che stavano in alto su un ronco; e il fratello e collaboratore del signor Podestà che era andato a S. Abbondio in Roncalea a cena.” Ci pervengo inoltre lettere e diari in cui vengono raccontate delle urla e i lamenti sotto le macerie, mentre si procedeva ad edificare la nuova cittadina, che purtroppo non possedeva i mezzi per estrarre i superstiti. Come mai parliamo di questa frana? Proprio perchè il Palazzo Vertemate fu l’unico edificio a salvarsi.
La storia del Palazzo Vertemate
Il palazzo fu eretto dai fratelli Guglielmo e Luigi Vertemate Franchi, famiglia molto facoltosa che doveva il suo successo al commercio di pietra ollare. La residenza non era quella di tutti i giorni, che venne distrutta nella frana di Piuro, bensì il “casino per ricreazione e delizia“. Alla morte dell’ultimo Vertemate, nel 1879, il palazzo rimase abbandonato: i mobili rubati e le ricchezze rubate e i giardini lasciati incolti. Tutti si dimenticarono della bellissima Villa e i ladri che razziarono il luogo, sfregiarono anche i volti delle figure mitologiche affrescate nell’ingresso del palazzo. Non volevano essere guardati e giudicati e solo Vulcano venne parzialmente salvato, perchè era un uomo possente e sembrava un contadino, uno del popolo e i ladri vi si identificarono. Graffiarono via solo la bocca, così che il dio non potesse mai raccontare quello che aveva visto. Successivamente la dimora fu acquistata dall’antiquario milanese Napoleone Brianzi che ne curò il restauro e la arredò nuovamente. Dopo il 1937 la proprietà passò ad A. Feltrinelli e L. Bonomi, che la arricchirono di arredi di pregio e le assicurarono la necessaria manutenzione. L’ultima proprietaria, Maria Eva Sala, ereditata la dimora dal marito, decide di donarla alla comunità e al Comune di Chiavenna nel 1985. Dal 1988 il palazzo è Casa Museo del Comune di Chiavenna, che ha provveduto al restauro delle opere lignee interne, ai quadri e alla rimozione della moquette dalle pareti. Si, avete letto bene, moquette sulle pareti. Gusto impeccabile, oserei dire.
Arte a Palazzo Vertemate
Il Palazzo Vertemate Franchi, con il suo grazioso giardino strutturato su due livelli, è stato concepito come casa delle vacanze. Potrebbe ricordare le bellissime ville toscane con i giardini all’italiana, ma rientra a pieno titolo nelle più sobrie ville lombarde, che poco ostentano la ricchezza al di fuori e al cui interno, invece, sono brulicanti di arte e meraviglie. Oltrepassando il maestosissimo giardino all’italiana ed ed entrando a palazzo, la prima cosa che salata all’occhio è l’atrio. Pare, a primo acchito un luogo ferocemente vandalizzato, con scritte rosse sui muri e incisioni a coltello. Ma non è così, o almeno, non proprio. Gli invitati dei Vertemate solevano apportare le proprie firme o scrivere delle brevi dediche e in mancanza di inchiostro questi dimostravano tutto l’estro creativo incidendo direttamente sul muro o usando il sangue. Gli affreschi di Palazzo Vertemate sono centinaia e tutti meravigliosi, anche se la prima sala, quella di Giove, è stata fortemente rovinata dall’utilizzo come stalla e i gas prodotti dai graziosi destrieri hanno reso il restauro quasi impossibile. È una casa molto strana, si.Più curata è la stua con le pareti rivestite di legno, dai pregevoli intarsi e il meraviglioso soffitto affrescato. I dipinti narrano la storia di Callisto della quale Giove si innamorò perdutamente. Il padre degli dei, per far sfuggire Callisto alla furia di Giunone, decide di tramutare lei e il figlio nella costellazione dell’Orsa Minore e Maggiore.
Benvenuto, Napoleone
Si racconta che questa camera completamente rivestita in legno, venne preparata per ospitare Napoleone Bonaparte, chiamato in aiuto contro i Grigioni che all’epoca controllavano la zona. Il proprietario andava molto fiero di questa storia, peccato che era solo questo: una fantasiosa invenzione. Napoleone Bonaparte non vi soggiornò mai e molto piu probabilmente il nome si deve al proprietario Napoleone Barzi. Un’altra interessante particolarità di questa stanza è il soffitto imbarcato che sembra possa crollare da un momento all’altro. In realtà si tratta di uno stratagemma adottato per allargare otticamente la stanza.
Il salone dello zodiaco
Questa è considerata la sala artisticamente più rilevante grazie alla vivacità dei colori e alla ben più raffinata tecnica esecutiva utilizzata. Il salone deve il suo nome ai 12 segni zodiacali rappresentati sulle pareti al di sopra dei 12 possenti uomini che rappresentano i mesi dell’anno e le rispettive attività agricole. Su di essi incombe un maestoso soffitto ligneo profondamente inciso, dove al suo centro si colloca, entro un medaglione, la figura della fama.
Vescovo furbetto
Nella stanza del vescovo si trova un particolare marchingegno: una di carrucola che scendeva dal soffitto e arrivava al letto del vescovo. La leggenda narra che il vescovo, non potendo intrattenersi in relazioni amorose, facesse calare dalla botola delle belle fanciulle. In questo modo le ragazze erano considerate un dono del signore che il pio uomo non avrebbe potuto rifiutare in nessun modo. D’altronde come si può rifiutare un dono di Dio?
La visita guidata
Non posso non citare la competenza e la passione delle guide del Palazzo Vertemate Franchi. Ho visitato la dimora cinquecentesca ben tre volte, con tre guide diverse, ma bravissime in egual misura. Mi è capitato di incontrare tre ragazze squisite e profondamente interessate e interessanti. Intraprendere questo viaggio insieme a loro ha reso alla fruizione del palazzo un sapore unico. Sono riuscita a piombare nel 1500 con i loro sublimi racconti di atmosfere rarefatte. Questa, di Palazzo Vertemate, è una realtà sconosciuta a molti e per questo io vi dico:” Cosa aspettate?”
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LIKEI-VOTO:
10L/10
Le guide sono eccellentissime e molto simpatiche.
Ovunque voi siate, Chiunque voi siate, Vi auguro una meravigliosa settimana.
Francesca Anita Gigli
Divulgatrice culturale e collaboratrice di Finestre sull'Arte, ho creato Likeitalians nel 2020 per rendere la cultura alla portata di tutti.
Sono una studentessa di Storia dell'arte, di quelle che non si prendono troppo sul serio. Leggo libri, scalo montagne, parlo di arte e di culture con spensieratezza. Sono una vagabonda e la nonna da piccola mi chiamava zingara, forse ci ha azzeccato prima di tutti.