Se potessi prendere un caffè con un personaggio storico, chi sceglieresti?
Io, senza alcun indugio, urlerei subito a gran voce “Diamine! Henri Rousseau!”, perchè è stato proprio lui a darmi le lezioni di vita più sagge e importanti.
Henri Rousseau nasce il 21 maggio del 1884 a Laval e vive un’infanzia ed una fanciullezza segnate dalla povertà.
Se vuoi scoprire la sua vita puoi leggere l’articolo qui Henri Rousseau: tutto il mondo da Parigi
Ecco adesso, tre importanti lezioni di vita che ho imparato da Henri Rousseau.
Rousseau venne ribattezzato dall’amico Alfred Jarry “Le Douanier Rousseau”, “Il Doganiere”, perché impiegato del dazio della Prefettura della Senna dal 1871 al 1893. Il doganiere si dedica alla pittura ormai quarantenne ed espone per la prima volta al Salon des Indépendants nel 1886 grazie a Signac.
Ti auguro di imparare da questo particolare artista naïf a non temere di sbagliare, di cambiare rotta e rischiare di essere felice.
Siamo nati in un mondo che vive di scadenze precise e impone la perfezione e la conformità: svegliati presto e non andare a letto tardi. Diplomati a 19 anni, laureati in corso e con il massimo dei voti sennò non sei nessuno. Se sei donna, entra in una taglia 40 e fai il primo figlio non oltre i 30 anni sennò farai andare in tilt il tuo orologio biologico, se non vuoi figli beh allora “Te ne pentirai quando sarà troppo tardi”. Se hai 30 anni e sei ancora a casa dei tuoi allora “Sei un mammone sfigato che non ha voglia di rimboccarsi le maniche” e se sei fuori corso? “Non vali niente”.
Quando frequentavo l’ultimo anno di liceo non avevo la più minima idea di cosa voler fare “da grande”, guardavo i miei compagni che sembravano avere già il proprio futuro in pungo e provavo una sconfortante invidia nei loro confronti. I miei genitori mi sommergevano di vagonate di libri sui vari percorsi universitari creando, nella mia giovanissima testa, un casino immenso. Nelle mia mente regnava il caos e risposi nella maniera più autodistruttiva che potessi: accontentare tutti quanti. Ovviamente, farlo, è un’impresa titanica e combinai disastri su disastri, dubitando di ogni mia competenza e convincendomi di non essere all’altezza del mondo e delle aspettative che le persone che amavo avessero su di me.
A 24 anni (quindi un po’ più giovane del nostro amico Rousseau), mi balenò l’idea di mollare tutto ed essere per la prima volta sanamente egoista imparando a conoscere quella ragazza senza volto che seguiva freneticamente l’idea che altri avevano di lei, senza mai fermarsi a conoscere la vera se stessa. Iniziai la mia vita da capo, un passo alla volta su una strada non battuta e costruendo qualcosa di nuovo e che, prima, avrei creduto impossibile.
Ammetto che è stato terrorizzante, per me, lasciare una zona sicura per quanto infelice fosse, per buttarmi nel vuoto iniziando qualcosa dal nulla. Il buio diventa qualcosa di conosciuto e familiare e la tristezza diventa “casa” e, così, continui inesorabilmente a nutrirti di essa, ad accucciarti in un baratro intenzionato a portarti sempre più giù.
A tutti coloro che pensano di voler cambiare rotta e di non esserne all’altezza dico solo: siate coraggiosi come Rousseau. Calcolate i rischi, i pro e i contro e buttatevi di petto. Fa paura, tantissima, ma se è la strada giusta, percorretela.
La seconda lezione di vita che ho imparato studiando Rousseau è che nessuno può arrogarsi il diritto di dirvi che non valete niente. Ovviamente se siete stonati come campane e non capite nulla di musica, allora non dovreste avere la velleità di diventare cantanti d’opera, ma penso che queste siano le basi.
Cambiare vita fa sempre molta paura, ma se non si è felici nessuno ha il diritto di dirvi che siete in ritardo o non siete capaci. In ritardo secondo quale orologio? Incapaci in relazione a chi?
Pensate che il doganiere venne aspramente criticato dai suoi contemporanei e lui continuò a persistere e dipingere. Il particolarissimo artista, mentre era in vita, veniva definito come un uomo incolto, ingenuo e privo di un qualunque spessore artistico. Nonostante il suo stile fosse “primitivo”, bambinesco e talvolta rozzo, aveva una voce ben chiara. Studiò con passione come autodidatta e nel 1884 ottiene il permesso di entrare al Louvre per copiare le opere esposte. Solo dopo la sua morte il suo essere naïf si rivela il suo più grande punto di forza e molti saranno gli artisti a imitare il suo stile di pittura piatto e senza regole.
Non tutti i contemporanei a Rousseau odiavano in modo viscerale la sua arte. Il doganiere riuscì a conquistarsi l’ammirazione di grandi artisti ta cui Paul Gauguin, Georges Seurat e, più tardi, il giovane Pablo Picasso che nel 1908 organizza un banchetto in suo onore.
Nella vita serve tenacia e tantissima creatività per riuscire a superarne le difficoltà, esattamente come fece l’artista Rousseau che non ebbe un’esistenza facile. Nel 1888 la sfortuna si accanisce su di lui e durante un’epidemia di tisi, perde la moglie e cinque dei suoi figli e per evitare che anche la figlia venisse contagiata, decide di mandarla ad Angers, presso un fratello. Rousseau rimane da solo con un figlio maschio che morirà a soli 18 anni.
Il doganiere non si fa abbattere e nel 1893 richiede e ottiene il pensionamento anticipato. Inizia a dipingere in modo più incessante di prima, senza fermarsi e nel 1891 inizia il primo di una lunga serie di dipinti ambientati in giungle rigogliose e irreali.
Si rifugia nella fantasia di una vita mai vissuta e si diverte a raccontarla ai nuovi amici artisti. Insieme all’amico Apollinaire, infatti, metterà in giro la storiavi aver partecipato alla spedizione in Messico capitanata da Napoleone III contro Massimiliano del 1860. Questa leggenda verrà alimentata anche dagli amici e dal suo primo biografo, che racconta della bella voce di Rousseau quando narrava le sue storie messicane. Per oggi sappiamo che il Doganiere non era avvezzo alla ricerca sul campo. L’artista crea i suoi scenari restando a Parigi, viaggiando con la fantasia.
“Rousseau non ha mai viaggiato oltre le vetrate del Jardin de plant”. Non viaggiò mai eppure guardando i suoi dipinti sembra che abbia visto tutto il mondo. Il pittore possedeva una fantasia fuori dal comune (era persino perseguitato un fantasma, al quale sparò ripetute volte), collezionava cartoline, ma la sua fonte primaria era il Jardin des Plantes di Parigi.
Queste sono tre importanti lezioni di vita che il doganiere Rousseau mi ha insegnato. Spero, con tutto il cuore, possano essere utili anche a te che stai leggendo.
Se vuoi scoprire alcune opere di Henri Rousseau, clicca qui
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