Per la prima volta in Italia, si inaugura un’esposizione monografica che ripercorre il cammino del grande artista spagnolo Joaquín Sorolla y Bastida.
Era un artista estremamente amato in vita, ma oggi chi lo conosce? O meglio: chi lo conosceva prima della retrospettiva milanese? È umano: io prima di studiarlo, all’acqua di rose, per un esame universitario non avevo la ben che minima idea di chi fosse, ma sfogliando le pagine di tomi infiniti me ne sono perdutamente innamorata. Questo è l’effetto Sorolla: non può lasciare indifferenti. O lo si ama infinitamente e per sempre, o lo si odia in modo viscerale trovandolo stucchevole.
La mia reazione quando lo scoprii fu più o meno questa:
“Ciao Monet, chi sei? Chi ti vuole ora? Benvenuto Sorolla.”
Pensateci. Palazzo Reale ha organizzato prima la mostra del francese Monet e solo dopo quella dell’artista spagnolo.
Il progetto vede la collaborazione di prestigiose istituzioni museali pubbliche e private come il Museo de Bellas Artes di Valencia, l’Hispanic Society di New York, la Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro di Venezia, i Civici Musei di Udine, Musei di Nervi Raccolte Frugone, solo per citarne alcune. Un casino di gente insomma.
La mostra, aperta al pubblico fino al 26 giugno 2022, è stata curata da da Micol Forti e Consuelo Luca De Tena e promossa e prodotta da Palazzo Reale, Comune di Milano-Cultura e CMS.Cultura da cui io sono stata gentilmente invitata per parlarne al meglio oggi.
Il percorso si snoda al primo piano del Palazzo Reale di Milano, dove i quadri lucenti di J.Sorolla si stagliano prepotentemente contro i colori polverosi dell’allestimento e la nobiltà decadente della stanza.
La mostra ripercorre tutta la carriera del mirabile artista spagnolo, dagli esordi negli anni Ottanta dell’Ottocento nella natia Valencia fino alla morte nel 1923 a seguito di un’emorragia cerebrale, che già tre anni prima lo aveva allontanato definitivamente dalla pittura.
La sua straordinaria pittura è divisa in diversi ambienti tematici che comprendono: lo sguardo sulla realtà, i ritratti, i giardini e i riflessi di luce, il mare, i tipos e gli studi classici.
Come accennavo prima, Joaquín Sorolla y Bastida è un pittore poco noto al pubblico italiano, ma è stato uno dei massimi rappresentanti della pittura impressionista iberica a cavallo tra Ottocento e Novecento, riuscendo abilmente ad aprirla al clima della Belle Epoque.
Joaquín Sorolla y Bastida nasce a Valencia nel 1863, anno in cui Napoleone III, in Francia, inaugura il Salon de Refusés, dove venne esposta la scandalosissima “Colazione sull’erba” di Manet.
Rimasto orfano a soli due anni, viene cresciuto da una zia, che molto presto si accorge delle sue abilità pittoriche. Riceve quindi una formazione accademica alla scuola di belle arti di San Carlos e fin da subito sarà ferocemente appassionato della pittura en plein air.
Già nel 1884, partecipa all’Esposizione Nazionale e vince un riconoscimento, ottenendo anche un sussidio per recarsi a Roma e studiare da vicino l’arte capitolina. Da qui, la vita del giovane pittore sarà costellata di successi e riconoscimenti.
Nel 1885, recatosi a Parigi, ha modo di scoprire e conoscere gli impressionisti e capisce immediatamente che quella era la SUA arte, lo stile con il quale avrebbe potuto esprimersi al meglio.
Nel 1888 sposa la sua compagna, contabile, musa e modella Clotilde e si trasferiscono per un anno a Assisi. Clotilde è presente in molteplici quadri dell’artista in mostra a Palazzo Reale, dove si percepiscono attimi di vita rappresentati fugacemente e strappati all’oblio. Da lei avrà tre figli, anch’essi dipinti molteplici volte, ma la tela più lacerante è “Maria convalescente“.
Maria è qui rappresentata malata di tubercolosi, un morbo che preoccupava molto all’epoca, soprattutto se non curato per tempo. Il taglio fotografico della rappresentazione, le pennellate nervose e rapide, i colori utilizzati, tutto in questa tela trasuda l’amore e la preoccupazione di un padre che potrebbe perdere per sempre un degli amori della sua vita.
Ciò che, personalmente, amo dell’impressionista spagnolo è soprattutto la gentilezza e delicatezza nel trattare pesanti temi sociali come il lavoro, la disabilità, la povertà e la prostituzione. Due opere che ho amato profondamente trattano proprio questi temi sociali importanti. La prima, nella seconda sala, rappresenta la tratta delle bianche dove quattro giovani prostitute accompagnate da una donna più grande, si sono addormentate in treno, nella terza classe. Sorolla usa qui uno stile tradizionale con una tavolozza scura e polverosa, in cui però si stagliano i fazzoletti legati sulle teste delle giovani.
Il pittore di Valencia dimostra essere un grandissimo “romanziere che usa un pennello al posto di una penna”.
Altra opera da me amatissima, è “Triste eredità” con cui vince il Grand Prix all’Esposizione Universale di Parigi nel 1900. Una tela a grandezza naturale. Osserva i suoi soggetti al tramonto mentre fanno il bagno e il contrasto fra il blu scurissimo del mare e i corpicicni pallidi e ignudi dei ragazzi creano una suggestione bellissima e struggente.
Consiglio vivamente di recarsi alla scoperta di un artista che sa essere vivace e spensierato e profondo indagatore delle ingiustizie e dell’animo umano. E se, Sorolla, lo conoscevate già, andate ancora di più. Con più forza, perchè la luminosità dei suoi dipinti, dal vivo è un colpo sconvolgente al cuore.
Dove:
Quando:
25/02/2022 al 26/06/2022
Quanto:
Intero€ 14,00; Ridotto € 12,00; Abbonamento Musei Lombardia € 10,00
Offerta didattica:
Consiglio non richiesto:
L’audio-guida, compresa nel biglietto, è davvero ben fatta. Prendetela
Voto:
9/10
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