“Elliott Erwitt è sempre stato un uomo di poche parole” afferma con palpabile trasporto ed emozione Biba Giacchetti, la curatrice della mostra a lui dedicata al Museo Diocesano di Milano.
Le parole, dinnanzi alle opere del noto fotografo, non servono. Sono i suoi scatti a parlare, a riempire ogni imbarazzante silenzio. La parola è superflua.
L’obiettivo chirurgico e irriverente di Erwitt ha colto momenti che sono ormai fissati saldamente nell’immaginario collettivo come vere e proprie icone.
Breve biografia di Elliott Erwitt
Elliott Erwitt nasce in Francia, da una famiglia di emigrati ebrei di origine russa nel 1928, ma passa i suoi primi anni di vita in Italia. Paese che a soli dieci anni dovrà abbandonare a causa delle leggi razziali imposte da Mussolini. Costretti nuovamente a scappare, si trasferiscono definitivamente a New York.
Durante i suoi studi alla Hollywood High School, Erwitt lavora in un laboratorio dove sviluppa stampe per i fan delle star.
Soggiornerà poi a Pittsburgh, in Germania e in Francia, ma infine si stabilirà definitivamente a New York, dove permane la sua base operativa.
Nel 1949 viaggia in Europa immortalando le realtà del dopoguerra francesi e Italiane ed è proprio grazie alla forte passione per i viaggi e alla sua mente sempre in fermento che diverrà un grandissimo fotografo. La grande occasione arriva grazie a Robert Capa che gli offrirà l’opportunità di unirsi alla Magnum Photos in qualità di membro, fino a diventarne il presidente nel 1968.
Elliott non è solo autore di immagini, ma è anche il curatore della collezione privata SudEst57 che ha scelto con minuzia con Bilba Giacchetti, per poi stampare personalmente ogni scatto creando un percorso che delineasse a pieno il suo mondo tra cani, architetture, cinema, bambini e amori. Una sintesi perfetta di tutto il suo lavoro che racchiude leggerezza, umanità e una profondità disarmante.
Ma, bando alle ciance e via alle curiosità.
(Tutte le opere citate sono in mostra al Museo Diocesano di Milano fino a ottobre)
Cambiare punto di vista
Siamo nel 1946 quando, per la prima volta, Elliott Erwitt si chiede ” com’è il mondo dal punto di vista di un cane?”. E così, da una domanda apparentemente stupida e priva di senso che nascono le famosissime fotografie canine dell’artista.
Sfrutta il mirino che gli consentiva di scattare dall’alto creando un tipo di immagine così strana da diventare un emblema e saranno in molti i brand di calzature a volere questo tipo di scatti per le campagne, anche perchè, citando lo stesso Erwitt “nessuno vede più scarpe di un cane!“
Il genio di Erwitt sta soprattutto nell’impossibilità, per lo spettatore, di capire se le fotografie siano pura casualità o attento e paziente studio.
Siamo a Parigi nel 1989 quando Elliott decide di ottenere esattamente questa immagine.
E cosa fa per ottenere questo simpatico salto? Erwitt inizia ad abbaiare, perchè si accorge che quando lui abbaia i cani reagiscono nei modi più strani: sovente saltano, a volte abbaiano in risposta e altre lo guardano in modo sospetto, quasi costernati.
Gli “studi sociologici” di Elliott Erwitt
Facciamo un esperimento: rechiamoci al Prado di Madrid e attendiamo qualche minuto dinnanzi alla Maja vestita e Maja desnuda di Goya. Cosa pensi possa accadere?
Esattamente ciò che Elliott si aspettava e così, con pazienza, aspetta e scatta una fotografia notissima (puoi vederla qui). Questa particolare fotografia del 1995, documenta con humor un gruppo di uomini fortemente interessato alla donna nuda e solo una donna intenta ad osservare la, più pudica, Maja vestita.
Niente di nuovo o particolarmente innovativo, perchè chiunque metta piede al Prado nota questa triste tendenza, ma Elliott l’ha immortalata per sempre, rendendola una divertente presa in giro.
Contraddizioni
Sono molte le fotografie di Erwitt a lasciare un finale aperto, un mondo fatto di non detti e contraddizioni, come accade per una delle sue prime fotografie scattate a Pittsburg nel 1950.
Un bambino sorridente che per giocare si punta una pistola giocattolo alla tempia. Lui scherza, ride, gioca, ma a me questo particolare scatto ha sempre creato un’ansia ed irrequietezza insostenibili ed Erwitt cerca e crea esattamente questo: una profonda contraddizione. La fotografia funziona ed è interessante grazie a questo profondo dualismo tra vita e morte, leggerezza e dramma.
Noiosi a chi?
Nel 1976 il Whitney Museum di New York presenta al pubblico una performance dal titolo ” Articolare i muscoli: il corpo maschile per l’arte” alla quale parteciparono tre famosi body builders tra cui spiccava Schwarzenegger (all’epoca Mister Universo). Il gruppetto si esibisce difronte ad una platea da più di 2000 persone formata da artisti, scrittori e storici dell’arte cercando di stimolare una discussione sul tema. Nello scatto, i presenti sono profondamente divertiti dall’assurdità della serata ed Elliot riesce ancora una volta a consegnare un’immagine ironica e surreale, dimostrando anche che gli studiosi di arte non sono persone poi così noiose.
Non è sempre tutto ciò che sembra
Nella vita si ha sempre bisogno di una discreta quantità di fortuna, che al grande fotografo non mancò mai come nel caso della famosissima fotografia a Nixon.
Elliott era in Russia per un incarico commerciale per la Westinghouse e per puro caso assiste ad un alterco fra Nixon e Krusciov. I due discutevano su quali fossero i prodotti migliori e Nixon gesticolava muovendo le dita compulsivamente dall’alto al basso. Lo scatto fulmineo e preciso del fotografo riprende proprio il momento in cui il futuro presidente americano punta il dito al petto di Krusciov. Ora che conosciamo questa storia e come realmente stanno le cose è diverso, ma decontestualizzata, questa, è un’immagine potentissima. Nixon sembra dominante e determinato a differenza del segretario generale del Partito Sovietico che pare impaurito e sottomesso. ” Quello che ha reso lo scatto importante è la percezione che ne ha chi lo osserva” racconta lo stesso artista a Biba Giacchetti.
Ma non è finita qui; Erwitt regala poi la fotografia ad uno dei collaboratori di Nixon, che senza il consenso dell’artista deciderà di utilizzarla per tutta la campagna elettorale, ricevendo innumerevoli consensi.
Confessa Elliott Erwitt ” Contribuì a presentare Nixon come un uomo forte. Mi sarebbe dispiaciuto se (la fotografia) avesse contribuito alla sua elezione. Per fortuna in quella campagna non fu eletto.”
Se vuoi approfondire questa strana storia, qui sotto trovi il mio video pubblicato su instagram.
La mostra di Elliott Erwitt al Museo Diocesano di Milano
Elliott Erwitt 100 fotografie. Questo il titolo dell’esposizione al museo Diocesano di Milano che sceglie di celebrare uno dei più importanti fotografi del Novecento attraverso un’ ampia e accurata selezione dei suoi scatti in bianco e nero e a colori.
Elliott, infatti, dopo una prima delusione ricevuta da un cliente decise di girare sempre con due macchine fotografiche: quella in bianco e nero per i suoi scatti personali e quella a colori per accontentare i committenti.
Questa è una mostra che parla a tutti che cerca di uscire da quella enclave elitaria e raggiunge ogni tipo di pubblico riuscendo a creare suggestioni totalmente diverse da spettatore a spettatore.
Info utili
Durante il periodo di apertura, si terrà una serie di visite narrate e di approfondimento alla mostra. Il primo appuntamento è in programma giovedì 2 giugno, alle ore 16.30 (consiglio la visita)
Dove:
Museo Diocesano Carlo Maria Martini di Milano (Piazza sant’Eustorgio 3)
Quando:
Dal 27 maggio al 16 ottobre 2022
Orari:
martedì-domenica, 10-18.
Nel mese di giugno, martedì e mercoledì, la mostra rimarrà aperta anche dalle 18.00 alle 22.00 con ingresso a 6€.
Costo:
8€ da martedi a domenica fino alle 18.00.
6€ martedì e mercoledì dalle 18.00 alle 22.00. Per le visite serali consiglio di aspettare l’apertura del bistrot da fine giugno per godersi appieno l’esperienza.
E se non vuoi farti mancare proprio nulla, consiglio anche la visita alla vicina Basilica di Sant’Eutorgio, della quale ho parlato in questo articolo.